Chianciano Terme 25 aprile 2023
IL SENTIERO
Oratorio per la Resistenza
di Alberto Lovatto, Paolo Scatena, Enrico Strobino
Banda dell’Istituto Musicale “B. Somma” di Chianciano, diretta da Paolo Scatena
Voci recitanti e canto: Gianpiero Giglioni, Benedetta Margheriti, Francesco Pipparelli, Gianni Poliziani, Alessandro Waldergan
Musiche originali e arrangiamenti: Paolo Scatena
Paesaggi elettronici e montaggi sonori: Enrico Strobino
Scene: Lucia Baricci
Regia: Alberto Lovatto, Enrico Strobino
Testimonianze registrate tratte da: Archivio C.R.E.O. di Torino - Ricerca in Toscana per la realizzazione dello spettacolo “Per uso di Memoria” di Massimo Castri, Emilio Jona e Sergio Liberovici, Maggio Musicale Fiorentino 1972; Archivio Anpi sez. di Chianciano Terme, dal documentario “Certo che lo rifarei”, la Resistenza a Chianciano Terme, 1994**.
1 soffia un vento nuovo
Introduzione musicale sulla melodia di
L’albero del sentiero: Di molti uomini e di molte donne che ormai non ci sono più rimango l’ultimo testimone. Faccio tesoro di tracce invisibili della memoria. Ho vita più lunga di voi per natura, e ho radici ben salde. Ricordo le avventure di questo sentiero, le voci che l’hanno abitato. Così ricordo la voce di Beppe, che un giorno mi disse: “Sai qual è la mia più grande paura? È che quando anche l’ultimo di noi sarà morto, e non ci vuole molto ormai, i giovani non ricorderanno perché vivono in un paese libero”. Ma per fortuna ci sono gli alberi.
2 parole nel vento (per chi le sa ascoltare)
“Tu da che parte stai?” Montaggio di voci registrate
3 prendiamo la strada dei monti
“Venite con noi!” per banda musicale e nastro registrato
(dalla testimonianza di Vladimiro Bucciarelli di Arezzo, raccolta da S. Liberovici, Archivio C.R.E.O)
Voci recitanti:
Il partigiano Canto della Resistenza in montagna per Banda musicale e coro
4 Avevamo vent’anni
Musica e parole da di Italo Calvino e SergioLiberovici
per Banda e voci recitanti
O ragazza dalle guance di pesca
O ragazza dalle guance di aurora
io spero che a narrarti riesca
la mia vita all’età che tu hai ora
Coprifuoco la truppa tedesca
la città dominava, siam pronti:
chi non vuole chinare la testa
con noi prenda la strada dei monti.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte che è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
tutto il bene avevamo nel cuore,
a vent’anni la vita è oltre il ponte
oltre il fuoco comincia l’amore.
“Certo che lo rifarei”
Montaggio di testimonianze daldocumentario Certo che lo rifarei, sulla Resistenza a Chianciano
5 da Pian d’Albero a Prato Magno
Dalle rive dell’Arno un mattino Canto partigiano toscano su antica aria di cantastorie
Per Banda musicale e voce
(dalla testimonianza diCorrado Bianchi “Tarza” raccolta a Firenze da Sergio Liberovici – Archivio C.R.E.O.)
Dalle rive dell'Arno un mattino
salutato dalla sua ragazza
se ne andava alla macchia Beppino
con la fede di fà il partigian
[Parlato: qui c’è il coro]
se ne andava alla macchia Beppino
con la fede di fà il partigian
[…]
Da Pian d'Albero al Pratomagno
da Monte Giovi a Monte Morello
per Beppino divenne iI suo regno
e su ogni monte il suo nome segnò.
per Beppino divenne il suo regno
e su ogni monte iI suo nome segnò.
6 far la guerra ai civili.
“Che dopo noi con il combuiare venendo giù, qui c’era un sistema, che uno veniva e dava due colpi di campana era il segnale che i tedeschi non c’era e il primo che sentiva il rumore che … andava al campanile e dava due tocchi di campana ed era il segnala allo la gente che c’era i tedeschi e si filava”
(testimonianza raccolta a Vinca da Emilio Jona, Archivio C.R.E.O.)
Contrappunto (a due voci) per la strage di Sant’Anna di Stazzema
(testimonianza di Cesira Pardiani e Milena Bernabò raccolte da Franco Antonicelli il 17 settembre 1962, Archivio C.R.E.O.)
Ottava per l’eccidio di Civitella
(registrata a Gebbia, Civitella val di Chiana il 15 maggio 1966, in M. Gatteschi, , Le Balze, 2004)
Molti paesi l'erano già visti
San Pancrazio, la Cornia e Civitella
ma i tedeschi insieme a’ fascisti
credettero di fa' una cosa bella.
Lassù furon di gran momenti tristi
e sempre son svegliati a sentinella
e più furiosa fu quella rappresaglia
fecero strage con la loro mitraglia.
Ma sempre più il furore che si scaglia
perché la cosa l'è di già alla fine
molti italiani da quella rappresaglia
furon bruciati drento alle cantine.
Ma dissero fra sé qui non si sbaglia
molestando diverse signorine
e non gli basta quegli scellerati
in fiamme mison diversi abitati.
7 Tracce sul sentiero: storie donne e uomini nella guerra
Voci dalla guerra eLive electronics
I sogni dei partigiani sono rari e corti, sogni nati dalle notti di fame, legati alla storia del cibo, sempre poco e da dividersi in tanti: sogni di pezzi di pane morsicati e poi chiusi in un cassetto. I cani randagi devono fare sogni simili (Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno)
Cara Lucia. Affido questo mio scritto alla bontà di qualcuno che vorrà imbucare. È il secondo giorno che mi trovo chiuso in un vagone bestiame con i miei e con altre 200 persone in viaggio verso un campo di concentramento. Ho il presentimento purtroppo che questo viaggio sia per me e i miei senza ritorno. (Lettera di Abramo Segre, firmata "Mino", indirizzata a "Lucia" lanciata da un treno di passaggio a Brescia e diretto in Polonia, conservata al CDEC di Milano)
Il comunismo è che non ci siano più delle case dove ti sbattono la porta in faccia, da essere costretti a entrarci nei pollai, la notte. Il comunismo è che se entri in una casa e mangiano la minestra, ti diano della minestra, anche se sei stagnino, e mangiano il panettone, a Natale, ti diano del panettone. Ecco cos’è il comunismo. (Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno)
Sono nata a Cantagallo di Firenze nel 1932. Era la fine di giugno del 1944, perciò avevo 12 anni: sono pochi per una bambina che deve affrontare tutte le cose che cerco di dire […] Un giorno cominciarono a cascare le bombe: una scheggia mi ferì a una gamba e era tutta bruciata dalla polvere da sparo. Allora si andò tutti a Biscoreschi, che era un paesino un po’ lontano da noi. Fui curata da un infermiere polacco. Tutti i giorni quando potevo tornavo alla mia casa, tanto dicevano “tu sei piccola non ti fanno nulla”. Ma io avevo paura. Quando sentivo fischiare le cannonate, mi piegavo. Quando mitragliavano, mi nascondevo fra le frasche dei fagioli, come se avessero potuto ripararmi o proteggermi (testimonianza di Fernanda Biagi in M. Francini, a cura di, La guerra che ho vissuto. “”I sentieri della memoria”, Unicoop Firenze – Sezione soci Pistoia, s.l.e. 1997)
I partigiani sono abbovati tra i rododendri, con le magre facce mangiate dalla barba, i capelli spioventi sugli zigomi; portano indumenti spaiati; i cui colori vanno tendendo a un uniforme grigio-unto; giacche da pompieri, da milizia, da tedeschi con fregi strappati. Sono venuti lì per vie diverse, molti disertori dalle forze fasciste o presi prigionieri e assolti, molti ancora ragazzi, spinti da un impeto caparbio, con solo una voglia caparbia di dar contro a qualcosa. ( Italo Calvino Il sentiero dei nidi di ragno)
Luglio 1944: I tedeschi hanno occupato la nostra casa e ci si sono installati da padroni rovinando e profanando ciò che abbiamo dii più caro. La stessa sorte è toccata a molti nostri vicini che, come noi, sono stati costretti ad abbandonare, tempo 3 minuti, la loro abitazione, senza poter asportare alcuna cosa. Ci siamo rifugiati tutti all’ospedale, con papà: la bimba è stupita di aver cambiato dimora: non le diciamo il perché: ne soffrirebbe. Chiede con insistenza il suo lettino (dal “diario di una mamma”. Dal Diario di una mamma in Pisa dall’antifascismo alla Resistenza, Amministrazione provinciale di Pisa, Pisa 1992. riprodotto in Cronologia della Resistenza, a cura di Giovanni Verni, Firenze, Regione Toscana – Carocci, 2005)
8 Con Potente a Firenze arrivò
Dalle rive dell’Arno un mattino Canto partigiano toscano su antica aria di cantastorie
Per Banda musicale e voce
(dalla testimonianza diCorrado Bianchi “Tarza” raccolta a Firenze da Sergio Liberovici – Archivio C.R.E.O.)
Dopo mesi di combattimenti
fra la nave, la pioggia e gli stenti
superati i rastrellamenti
con Potente a Firenze arrivò
superati i rastrellamenti
con Patente a Firenze arrivò
Voce recitante: Quando Potente mori / fu ferito in piazza / in piazza Santo Spirito a Firenze / fu apportato in uno ospedaletto da campo al Galluzzo / e lì gli era assistito da alti ufficiali dell'esercito alleato no? / alla presenza del principe Chigi detto Chimico // E la mattina dopo che già era morto Potente /venne li a Villa Cora /ci s'era a Villa Cora noi / a dirci il testamento di Potente no? / Potente, quando si accorse di morire, dice Chimico / lo chiamò a sè, dice: "La Divisione Arno che noi abbiamo creato...", dice, "...deve vivere e deve andare avanti nella lotta per liberare...", insomma, "...per portare avanti la lotta per la libertà…”, dice, “...la Divisione Arno non ha una bandiera... toglimi la camicia... e questa la sia la bandiera della divisione...“, e aveva la camicia rossa, col simbolo tricolore qui, / gli levò la camicia / e la mattina la tirò fuori, lui, Chimico / la fu issata su un bastone di questi che si metton le viti, va bene? / e con quella, la battaglia di Firenze, la fu condotta con quel simbolo / la bandiera della Divisione / la prima bandiera della divisione la fu la camicia insanguinata di Potente, va bene?, / perché lui lo volle, va bene, / e dietro quella bandiera, ecco, morì, cinque o seicento della nostra divisione, cinque o seicento, solamente in Firenze, ecco, io questo qui un l'ho mai letto in nessun libro e nessuno su nulla.
(testimonianza di Augusto Lapucci "Leggerino" raccolta a Borgo San Lorenzo il 21 febbraio 1972 da S. Liberovici - Archivio C.R.E.O.)
9 Se ci assistela memoria
Ottava riva
Compagni se vi assiste la memoria
ricorderete i tempi d’oppressione
i popoli tra loro fecion guerra
ognuno perse il senno e la ragione
L’albero del sentiero: Di molti uomini e di molte donne che ormai non ci sono più rimango l’ultimo testimone. Faccio tesoro di questa e di cento altre storie. Ho vita più lunga di voi per natura, e radici ben salde. Sono loro capaci di annotare le avventure di questo sentiero, di ricordarne le voci.
“Sai qual è la mia più grande paura? È che quando anche l’ultimo di noi sarà morto, e non ci vuole molto ormai, i giovani non ricorderanno perché vivono in un paese libero”.
Ma tutti quelli che passeranno mi diranno o che bel fior
Ciaobellaciao
Arrangiamento per banda musicale di Paolo Scatena