Gurro
Gurro è un paese in Val Cannobina, a 810 metri sul fianco destro della stretta valle a V che collega il Lago Maggiore con la Val d’Ossola. Oggi conta circa 250 abitanti, di cui non tutti residenti, ma in passato è arrivato ad averne quasi 800. Per anni raggiunto solo da una mulattiera, nel 1878 si sono conclusi i lavori di costruzione della carrozzabile che dal Ponte Gurro, sul torrente Cannobio nel fondo valle, portava in Località Moggia, un pianoro ad un chilometro circa dal centro del paese. L’ultimo tratto di strada fino alla piazza della chiesa è stata realizzata più di cinquant’anni dopo e inaugurato nel 1933.
I 4 chilometri di carrozzabile che, tra salite e stretti tornanti, percorrono i 400 metri di dislivello dal fondo valle al paese sono stati asfaltati solo alla fine degli anni Sessanta del Novecento e il furgone Volkswagen di Lomax li ha percorsi quando erano ancora in terra battuta, e per questo, anche molti anni dopo, ricordando quel viaggio, Lomax scriveva: «Le registrazioni sulle montagne piemontesi furono davvero un’avventura. Guidammo fino alla fine della strada, fino al più alto picco delle Alpi, e scoprimmo che il paese era totalmente senza uomini: erano andati tutti in Svizzera per il contrabbando. Soltanto uno era rimasto a casa, e facemmo un accordo con lui per mettere insieme un coro di giovani donne. Cantarono con quel loro stile di montagna “Mamma mia dammi cento lire”, la canzone che poi è diventata un brano patriottico, dappertutto in Italia. Le voci di quelle ragazze si fondevano insieme, armonicamente”. (da: “Alan Lomax, testo senza titolo letto al Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari di Roma il 13 novembre 1991”, pubblicati anche in Alan lomax L’anno più felice della mia vita, a cura di Goffredo Plastino, Milano, Il Saggiatore, 2008, p. 182)
Lomax e Carpitella Gurro
Arrivati in paese Alan Lomax e Diego Carpitella si rivolgono a parroco e sindaco per cercare di convincere alcune donne a cantare. Poi, ha raccontato Lomax, “improvvisamente le nostre due cantanti divennero venti. Non riuscimmo mai a capire perché arrivarono le altre – in effetti giunsero silenziosamente che quasi non le sentimmo entrare nella stanza. Si sedettero con calma di fronte al microfono e cantarono ballate piemontesi, una dopo l’altra: le loro giovani voci risuonavano attraverso le montagne con una bellezza così pura da non potersi paragonare a ciò che avevo già ascoltato. La pioggia incominciò a cadere ma continuarono a cantare, imperturbabili, mettendosi semplicemente sulle spalle i loro pesanti scialli di lana. Queste ragazze, che vanno ogni giorni sull’alpe a tagliare legna per il fuoco, erano abituate al cattivo tempo. Poi improvvisamente, durante una conversazione, se ne andarono via tutte, come uno stormo di uccelli che prende il volo. Non riuscimmo a capire perché. Rimasero soltanto le loro canzoni.”
La storia delle origini scozzesi
Gurro è noto per una storia non priva di fascino secondo la quale un gruppo di soldati scozzesi che aveva partecipato alla battaglia di Pavia del 1525 a fianco di Francesco I di Francia si è rifugiato in quella località. Sconfitti dall’Imperatore Carlo V, insieme ad una parte della truppe francesi un gruppo di scozzesi tenta di uscire dall’Italia ma avvicinandosi l’inverno e temendo di non riuscire a varcare le Alpi, sulla strada del ritorno si ferma a Gurro, località isolata e sicura, mescolandosi alla popolazione e lasciando tracce che, secondo l’interpretazione di alcuni storici, sono ancora oggi riconoscibili nell’architettura, nel dialetto, nel costume. Nel 1973 il tenente colonnello Gayre of Gayre and Nigg, barone di Lochoreshyre, dopo diverse ricerche storiche, dichiara ufficialmente l’appartenenza dei gurresi al Clan Gayre chiedendo che gli abitanti di Gurro possano usufruire dei diritti riservati agli appartenenti ai Clan scozzesi (Colonel Gayre of Gayre and Nigg, The lost Clan, in traduzione al Museo etnografico di Gurro)
Lomax è arriva a Gurro probabilmente proprio attratto da questa storia. Roberto Leydi, negli appunti preparatori di una trasmissione per la Radio della Svizzera Italiana, annotava: “Lomax fu attratto dalla tradizione falsa secondo cui Gurro sarebbe un paese scozzese” e lo stesso Lomax, in apertura della Trasmissione del 5 maggio 1955 per la BBC, accenna alla storia dei mercenari scozzesi.
La trasmissione di Lomax per la BBC
A Gurro, Lomax e Carpitella non trovano tracce della presenza degli scozzesi, ma incontrano una tradizione esecutivi di polivocaltà femminile con un forte radicamento nella tradizione del canto delle Alpi che li colpisce e incuriosisce. Durante la trasmissione del 5 maggio 1955 alla radio della BBC della serie Folk Music of Italy, Episode 5: Songs of the Italian Alps (part 3) parla delle esecuzioni di Gurro proponendo l’ascolto di Mamma mia dammi cento lire e Dove sei stato mio bell’Alpino. Nei dischi successivamente dei canti di Gurro pubblica: Erano tre sorelle e Mamma mia dammi cento lire, eseguite da Maria Bergamaschi (1930) e Maria Patritti (1930); Che bel felice incontro, Mamma mia voi maritarmi, Quei cacciatori che vanno in Egitto, E la picundria malinconia, eseguite da Angela Finetti (1933), Emilia Finetti (1934), Ines Cerioli (1936), Maria Bergamaschi (1930), Ida Dresti (1931).
La tradizione del canto
Gurro ha vissuto le dinamiche storiche e sociali di buona parte dei piccoli paesi dell’area alpina: una economia interna di tipo contadino, chiusa e autosufficiente e, al suo rovescio, una crescente emigrazione che offriva contatti periodici con realtà culturali e sociali diverse. L’emigrazione, in origine solamente maschile e prevalentemente stagionale, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento ha coinvolto anche le donne, almeno le nubili, che scendevano a lavorare nelle ville e negli alberghi del Lago Maggiore e nelle città lombarde fino a Milano. Dagli anni cinquanta del Novecento, l’emigrazione, quella in territorio elvetico in particolare, da stagionale si è fatta stanziale e anche le famiglie rimaste a lavorare nella zona hanno gradualmente spostato la residenza in paesi della bassa valle. Ma le parallele condizione di isolamento hanno creato condizioni ideali per la conservazione di un dialetto con caratteri fonetici e lessicali fortemente connotati, documentati da uno studio realizzato nel 1958, quattro anni dopo le registrazioni di Lomax e Carpitella, da Rosanna Zeli, studiosa svizzera, e raccolto in Terminologia domestica e rurale della valle Cannobina (pubblicato dalle Edizioni Casagrande di Bellinzona nel 1968 e ristampato a Gurro nel 2013). Il dialetto di Gurro, che con differenze fonetiche a volte importanti, ha caratteri comuni con quello Falmenta, Crealla e Spoccia, altre località della valle Cannobina rimaste, come Gurro, maggiormente isolati. Una specificità che la ricerca di Lomax e Carpitella documentano con tre brevi ma interessanti registrazioni.
La memoria della registrazione di Lomax e Carpitella
A Gurro, prima dell’avvio del progetto di CREO, nessuno ricordava le registrazioni del 1954 o conosceva le successive edizioni. Del gruppo di donne citate nelle successive edizioni una è ancora viva ma troppo anziana per offrire una sua testimonianza. Tuttavia alcuni riconoscono le voci di alcune delle donne di quelle registrazioni, e ricordano quei canti insieme ad altri ancora eseguiti nei raduni estivi negli alpeggi e nelle feste.
Esiste una registrazione di una trentina di canti raccolta in una unica circostanza nella quale, su invito di un ricercatore locale, un gruppo di donne, fra le quali anche alcune di quelle che hanno cantato per Lomax e Carpitella, li esegue con stile tradizionale e la stessa energia vocale del 1954.
Il “Messone” di Gurro
Se la pratica del canto polivocale è oggi residuale, anche a causa della forte riduzione della popolazione degli ultimi anni, è invece ancora vivo l’uso di eseguire una messa cantata secondo modelli melodici di tradizione orale, il “Messone”, com’è chiamato a Gurro, cantato in occasione della festa della Madonna del Carmelo e pubblica nel CD “Il Messone di Gurro. Cantato dal popolo soltanto nelle grandi ritualità” registrato da Angelo Agazzani il 7 settembre 2002 nella Chiesa della Natività della Beata Vergine a Gurro, e prodotto dalla Parrocchia di Gurro (Vb)”, con un libretto allegato curato dalla stesso Agazzani.
Le testimonianze di oggi
La tradizione del canto documentata dalle registrazioni di Lomax e Carpitella e dalle registrazioni del 1993 dal punto di vista stilistico, come si è detto, ha radici nella tradizione della polivocalità alpina mentre il repertorio ha tratti più “moderni”, con canti prevalentemente in Italiano o in dialetto genericamente lombardo-piemontese, lontano da quello di Gurro.
Proprio in ragione di questa presenza del canto nella vita e nella memoria del paese, che ospita anche un ricco Museo etnografico a conferma dell’attenzione per la conservazione e l’interesse per la storia e le tradizioni del paese, è bastata un telefonata per organizzare un incontro di presentazione della ricerca di CREO a Gurro, nel marzo 2023. Dati pochi cenni preliminari per richiedere l’incontro, il paese si è subito incuriosito, cercando le registrazioni disponibili in rete, ascoltando e commentando le registrazioni di Che bel felice incontro e
Mamma mia dammi cento lire.
Durante gli incontri le persone presenti hanno messo a disposizione dell’archivio di CREO una copia delle registrazioni del 1993, il documentario della BBC realizzato in occasione del gemellaggio con gli scozzesi del 1973 e l’edizione del Messone del 2002. Una parte delle testimonianze è servito per costruire un primo saggio sonoro dedicato ai canti e al cantare a Gurro.
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